La Brexit è un grande sconfitta. L’incertezza di Europa e USA ha spinto la Russia verso la Cina
Prodi e Brexit: “L’incertezza sta sputtanando l’Europa in tutto il mondo”
L’ex premier a ruota libera al convegno delle Reti di carità: “La politica italiana ha abbandonato il Sud a se stesso. La Germania sbaglia marcia, nessuna reazione all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue”
Articolo di Emilio Marrese su La Repubblica del 17 ottobre 2016
BOLOGNA – “L’incertezza dell’Unione Europea ci sta sputtanando in tutto il mondo”. Così, testuale, si è espresso Romano Prodi rispondendo alle domande della platea del primo convegno nazionale delle Reti della carità in un cinema bolognese. Interrogato sugli effetti della Brexit l’ex premier è stato netto: “Durante la mia presidenza della Commissione Europea (1999-2004 ndr) siamo passati da 15 a 25 stati membri, e ne sono oergoglioso: pensate se adesso la Polonia fosse fuori, sarebbe un’altra Ucraina. Bene, su 25 stati il problema era sempre la Gran Bretagna: bisogna fare un’eccezione su tutto, sulle politiche sociali, sulla mobilità della manodopera eccetera. Si son sempre sentiti americani… Potrei quindi essere tentato anche io di dire che la Brexit non sia poi un male assoluto, ma il punto è che mezzo mondo ci guarda con occhiali britannici, dagli Stati Uniti all’India al Canada. E nemmeno dobbiamo dimenticare che la Gran Bretagna ha il miglior esercito d’Europa. Quindi per me la Brexit è stata una grande sconfitta e se si poteva sperare che almeno servisse a dare la sveglia all’Unione europea, mi sono disilluso anche su questo punto vedendo la lentezza della reazione. A marzo iniziano i negoziati, che dureranno due anni e mezzo, e nessuno ancora reagisce. L’incertezza ci sputtana in giro per il mondo , la frammentazione e il populismo fanno progressi e la Germania rinvia e non decide. I tedeschi hanno sempre una marcia in più, ma stavolta è quella sbagliata”.
Prodi è stato sollecitato anche su altri temi di politica nazionale e internazionale. Sulla paura della guerra, per esempio: “Non credo che ci nsarà una guerra mondiale perché gli americani non hanno più voglia di morti, la Russia non è così potente e la mancanza di intesa tra Russia e Stati Uniti è riuscita nel capolavoro di avvicinare i nemici Russia e Cina. In questa situazione una guerra non interessa a nessuno, ma nemmeno si riusciranno a fermare quelle in corso nel Medio Oriente senza un’intesa tra russi e americani”. E a proposito dell’Italia ha detto: “Il nostro sud è stato abbandonato a se stesso, spiace dirlo ma è uscito dall’agenda politica, si è rassegnato. L’immigrazione verso il Nord Italia è ricominciata, basta entrate in un ospedale e sentire che tutti
gli infermieri parlano meridionale. Le poche industrie che ci sono, nel barese e nel napoletano, vanno anche bene, ma l’economia del Mezzogiorno è rimasta a macchia di leopardo e io capisco che nessun manager se la sente di rischiare in una macchia di leopardo, piuttosto che investire in Serbia o Montenegro, per poi rischiare il licenziamento. Ovviamente grande parte di responsabilità ce l’ha la la crimininalità organizzata”.
Prodi al convegno sulla povertà a Bologna: “Il flusso dei migranti non cesserà”
Il numero di chi cerca rifugio in Europa non è superiore a quello di prima della crisi: “La differenza è che oggi arriva in modo non controllato e non gestito”
Articolo su La Repubblica del 17 ottobre 2016
L’Africa, dal punto di vista demografico, è il continente maggiormente in crescita. Inoltre, se si guarda l’età media della popolazione, mentre in italia è di 47 anni, in paesi come il Mali o il Ciad è di appena 17-18 anni. Da queste considerazioni è partito Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e della Commissione europea, oggi alla guida della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, per sostenere che “il flusso migratorio non s’interromperà“. Semmai, ha osservato prodi, il numero dei migranti “non è superiore a quello di prima della crisi: la differenza è che oggi arriva in modo non controllato e non gestito”.
L’economista, che è intervennuto oggi a Bologna al primo convegno delle “Reti della carità”, ha lamentato come non vi sia “nessun fermento politico a livello europeo per stringere accordi con l’Africa”, diversamente, ad esempio, dalla Cina, “unico paese a fare una politica continentale africana“. E se, quando era alla guida della Commissione europea, proposte come quella di un’Università condivisa tra i due continenti (con possibili sedi a Catania e a Tunisi) rimasero lettera morta, oggi – ha riconosciuto – “sta maturando un’opinione intellettuale diversa a livello europeo, che però non si è ancor trasformata in opinione politica”.