Lavorare di più? No, lavorare meglio.
IL PROFESSOR PRODI E IL MODELLO EMILIANO; UNIVERSITA` IMPRENDITORI ED ESPERTI A ECONOMIA
Su La Gazzetta di Parma del 25 marzo 2009
II professor Prodi e il modello emiliano
La giornata parmigiana dell`ex premier: «Siamo di fornte alla crisi, ma ne usciremo» L`Emilia Romagna ha grandi potenzialità, il valore della sua industria è elevatissimo, ma attenzione: «I primati si perdono sempre quando si crede di essere i più bravi e ci si chiude agli altri».
Il monito è arrivato da Romano Prodi, intervenuto ieri pomeriggio alla facoltà di Economia al seminario «La metamorfosi del “modello emiliano”», organizzato dalla cattedra Jean Monnet in economia industriale e moderato dal professor Franco Mosconi. Un`apertura, quella auspicata dall`ex presidente del Consiglio, che deve essere verso la conoscenza, ma anche verso i mercati esteri e un modo di fare impresa che punti all`innovazione.
Nell`occasione Prodi non ha rinunciato a rispondere all`invito di Berlusconi agli italiani perché
lavorino di più: «Credo che lavoriamo già abbastanza- Dobbiamo invece lavorare meglio. Il progresso economico e tecnologico è fatto perché si possa lavorare anche un po` meno, ma meglio, molto meglio».
Per stare al passo con il resto del mondo, secondo l`ex presidente della Commissione europea, bisogna partire da un più forte e sistematico investimento sulla conoscenza. «Ci mancano forti strutture di ricerca e di innovazione. La costruzione di questi organismi, che partano dalle aziende o dalle università, è assolutamente indispensabile». E non bisogna avere paura di accogliere cervelli dall`estero: «Questa attrazione è in favore anche dei nostri cervelli: solo dove c`è innovazione globale il numero di ricercatori aumenta. Occorre creare strutture che attraggano sia i nostri che gli altri».
Fondamentale è poi, secondo Prodi, lo sviluppo del rapporto con i mercati esteri. «Siamo di fronte a una crisi, ma io credo che se ne uscirà con il contributo soprattutto dei Paesi che si stanno sviluppando e dai quali verrà la domanda Se è vero che siamo una regione in cui le imprese sono soprattutto piccole e medie e operano in una nicchia di mercato nella quale hanno una quota molto forte, queste imprese vivono bene solo in un mondo grande, non in un mondo piccolo». Però, osserva; per poter prosperare in questo nuovo mondo «ci vuole tanta ricerca, tanta innovazione e tanto sviluppo». Quanto al produrre all`estero, osserva che «quando è necessario lo si deve fare, l`importante è che rimangano qui il cervello e la struttura innovativa».
In questo contesto un punto di forza l`impresa emiliano romagnola ce l`ha rispetto ad altre realtà italiane: la continuità. «Continuità nella proprietà, nell`azionariato, nella strategia. Invece lo scossone industriale di molte imprese negli ultimi anni è stato quello di essere quasi violentate dalla logica dell`investimento a breve», a causa anche di fondi di investimento «che speculano soltanto abreve rompendo la continuità nelle imprese».
L’intervento di Prodi era stato preceduto dai saluti dei preside della facoltà Gianpiero Lugli e di Alessandro Duce, oltre che dal messaggio registrato del presidente della Fondazione Cariparma Carlo Gabbi Ma anche dai dati sullo stato di salute dell`economia regionale illustrati da Chiara Bentivogli della Banca. d`Italia e di Guido Caselli di Unioncamere. E’ poi seguito il dibattito, cui hanno preso parte diversi imprenditori emiliano romagnoli. Per la presidente di Confindustria regionale, Anna Maria Artoni, «la crisi si supera, ma il problema è dopo. La crisi può anzi essere un`opportunità: purché si aiutino le aziende a tenere i motori accesi e si investa in conoscenza». Una strategia scelta da Gianpaolo Dallara, della Dallara automobili: «In questo .momento abbiamo deciso di privilegiare
l`investimento in conoscenza, rimandando quelli per incrementare la capacità produttiva.».
Anche per Gian Luca Sghedoni, ad della Kerakoll, «in un`impresa moderna serve una tensione costante a migliorare il livello medio delle persone che vi lavorano». Stefano Landi, ad della Landi Renzo, ha auspicato «cambiamenti strutturali, ma anche interventi legati all`emergenza congiunturale: ammortizzatori sociali, recupero della capacità di spesa, apertura del sistema creditizio alle imprese». Daniele Vacchi dell`Ima ha parlato del valore dei distretti industriali, che, ha ricordato, necessitano di due elementi per evolversi: «Formazione e innovazione».
f.ban.