L’Europa è paralizzata e in ritardo rispetto alla crisi
“Europa divisa contro la speculazione” “La crisi non ci ha insegnato nulla”
Romano Prodi cerca di delineare le ragioni delle profonde difficoltà dell’area euro e le prospettive di rinascita del sogno europeo
Articolo su RaiNews24 del 21 novembre 2011
“Perché l’euro è così in crisi? Non c’è una visione di politica economica, fiscale che accompagni l’unità monetaria. Ma allora perché avete fatto l’euro senza questa visione? Mi ricordo che quando sollevavo dubbi con il cancelliere Kohl, lui rispondeva: ‘Lo sforzo fatto fino ad ora è enorme, non voglio una Europa germanica ma una Germania europea. Le altre decisioni arriveranno’. (…) Ma dopo l’atmosfera politica nei paesi europei, complice la crisi, è cambiata completamente”.
L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi spiega così in un dibattito dal titolo “L’Europa e l’Italia nella tempesta. Quale futuro per i giovani?”, alla sala del Garante della Privacy in piazza Montecitorio a Roma, l’inizio della crisi dell’area euro.
E’ mancata la solidarietà europea
“Per mettere a posto la crisi greca all’inizio bastavano 10-20 miliardi di euro – ricorda Prodi – Ma la Germania aveva le elezioni regionali, per mesi e mesi si è rinviata una soluzione e il caso greco si espandeva fino a diventare drammatico”.
Alla deriva dei sondaggi
L’opinion poll, ricorda Prodi, ha fatto cambiare la politica in Europa: si è accorciato l’orizzonte dei governanti europei, costretti a fare i conti con sondaggi e scadenze elettorali continue e ravvicinate. “Tutto è terribilmente difficile per chi è messo in esame il guorno dopo. Investire sui giovani significa avere risultati nel tempo, non nell’immediato”. Il che, ha argomentato Prodi, dovrebbe indurre una riflessione su come far funzionare al meglio, oggi, le democrazie europee.
L’ingresso dell’euro
“Entrare nell’euro significava dare all’Italia un impulso di trasformazione delle sue strutture produttive”, ha ricordato Prodi rivendicando la fondatezza e il valore dell’impegno per portare l’Italia nell’eurozona.
Non siamo noi l’anello debole
“Il 121% di debito sul Pil c’era quando siamo entrati nell’euro e c’è ancora – sottoline aProdi – Non c’erano ragioni perché l’Italia venisse presa come punto debole dell’economia globale. Abbiamo tante debolezze ma ancora con l’export risuciamo a coprire tutte le importazioni, comprese quelle per la bolletta energetica. Perché l’Italia, allora? A giugno dissi che il Governo non doveva cambiare in tempesta, poi ad agosto e settembre è successo di tutto: bizzarrie del premier, dichiarazioni e smentite dei ministri, quando si diventa oggetto di ridicolo è un problema… A settembre ho detto: ‘Meglio una nave senza timoniere che questa‘. Ma nel frattempo lo spread è impazzito: da 0.37 che l’avevo lasciato è oltre il 5%. Questo vuol dire ridurre a pezzi l’economia”.
Problemi
“Il Paese al Centro Nord è moderno, la struttura produttiva è sana. Ma ci sono evasione fiscale e criminalità: la prima rende intollerabile il peso delle tasse per chi le paga e fa fuggire i capitali stranieri. Dal fax agli smartphone non c’è un prodotto di innovazione che sia nato in Italia negli ultimi anni. Se continuiamo così, senza innovazione e ricerca, ai giovani non resta che l’emigrazione (…) “.
Il pianeta delle ineguaglianze
“Dalla fine della Guerra mondiale agli anni ’80 le differenze di reddito dimunivano; da lì in poi ci siamo staccati. O noi riprendiamo il cammino dei consumi della classe media e non concentriamo il reddito nel 10% dei più ricchi, o non creiamo quello stimolo che fa riprendere l’economia. La crisi non ha insegnato nulla: da Obama in giù, dopo sei sette mesi non si è cambiato nulla, le scommesse finanziarie hanno lo stesso ruolo. E di fronte a queste i vertici europei sono divisi. Anzi, preceduti da vertici franco tedeschi che registrano divisioni. L’Europa è paralizzata e in ritardo rispetto alla crisi”.