Portiamo Merola a vincere subito, da Bologna comincia un’altra storia
Prodi sul palco a sorpresa in soccorso di Virginio Bersani: “Contiamo di vincere”
Il Prof chiude la campagna di Merola con Bersani
Articolo di Rita Bartolomei su Il Resto del Carlino del 14 magio 2011
Bologna, 14 maggio 2011 – La spinta, sul finale. Colpo di scena, Romano c’è.
Prodi, l’ex premier, sale con lo slancio atletico di un ragazzo sul palco di piazza Maggiore — il palco di Pierluigi Bersani e Virginio Merola —, chiusura della campagna elettorale con la paura dei grillini e del ballottaggio. Sarà per questo che tutti già chiamano «sindaco» l’ex assessore di Cofferati. Insomma Prodi che alle cinque e mezzo del pomeriggio per il leader del Pd era «in giro per il mondo» — così Bersani rispondendo a una domanda dopo il comizietto in piazza della Pioggia —, si materializza preceduto da un coro nella piazza dei 15mila. «Quindicimila? Se per Bossi c’erano 3.000 persone, noi siamo 30mila», si risente il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini. Alla fine il partito si assesta sui 20mila. L’importante è poter dire che la gara con Nichi Vendola è vinta.
Ovazione per il Professore, ufficialmente lo stato maggiore democratico non sapeva nulla. Sono passate da poco le 21.40, sta finendo il suo intervento Vasco Errani, governatore della Regione. Prima di lui hanno parlato il segretario del Pd Raffaele Donini, il capolista Maurizio Cevenini, Beatrice Draghetti presidente della Provincia. Errani maltratta — come tutti — i grillini e quindi approda alla «grande idea dell’Ulivo, che rilanciamo anche da qui. Salutiamo Romano Prodi». La piazza risponde intonando «Romano, Romano». Vasco lancia un appello: «Abbiamo bisogno di tutti. Merola sindaco, da Bologna comincia un’altra storia. La storia dei giusti». Si spengono le luci, si proietta il video della campagna elettorale del candidato. Poi, chi l’avrebbe mai detto, ecco balzare sul palco il Professore. La piazza è come percorsa da un fremito. Una supervitamina per Merola. Che prende la parola, più emozionato che mai.
Dopo di lui tocca a Prodi. Legge un foglio scritto, insomma l’improvvisata è tale fino a un certo punto. Attacca così: «Sono appena tornato a Bologna ma non sono voluto mancare». La portavoce Sandra Zampa, che è qui con la moglie del Professore, Flavia Franzoni, e con Amelia Frascaroli, la rivelazione delle primarie, spiegherà poi: «Oggi pomeriggio Romano mi ha telefonato e mi ha detto: ho finito, vengo. Doveva partecipare a un grande convegno sulla giustizia tra Toscana e Liguria. Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno». Forse Prodi è stato infastidito dalle dichiarazioni del ministro Calderoli, da quel «lo zio Romano vota Manes»?
Comunque sia, incassa più applausi di tutti. E azzecca la definizione di sindaco, «nei giorni feriali dev’essere legato al pezzo come un metalmeccanico, nei giorni di festa attaccato alla sua città come un parroco». Lo acclamano ancora, «Romano Romano». E lui dà un consiglio finale a Merola sui «tanti che dovrai legare a te». Lo vede già a Palazzo, «la città ha bisogno di una maggioranza forte e chiara fin dal primo turno». Questo è tra i messaggi ossessivi della serata. Vincere subito, vincere bene. Lo dice per ultimo Bersani, che s’interrompe per dieci minuti, in piazza una signora anziana ha avuto un malore. «Qui dove si può vincere — s’aggrappa al suo popolo il segretario — bisogna vincere bene, per dare un segnale al Paese. Portiamo subito Virginio a vincere».
Nel pomeriggio era stato più cauto. Era arrivato a dire che il ballottaggio in fondo non è una sconfitta. Dal palco invece il tono è da battaglia. Il leader del Pd richiama l’Ulivo, che resta «il nostro orizzonte», e strattona i grillini, «pensano di usare le schede come un cazzotto contro tutti. Bisogna decidersi perché il tempo dell’infanzia passa anche in politica». Merola li lusinga così: «Chi non si unisce agli altri contro questa destra autoritaria e razzista fa lo sbaglio dell’avaro. E’ un’avarizia miope, perché dove governa la destra non si può dire no al nucleare e sì all’acqua pubblica». Da ultimo Bersani si raccomanda, «riprendiamo il grande cammino. Tanta gente darà una mano». E’ il concetto, inossidabile, della squadra forte. E anche questo è un altro dei tormentoni, assieme ai grillini e all’appello rivolto agli elettori del centrodestra «delusi». «Governeremo per tutti», è la promessa del leader. Impegnativa, molto molto impegnativa.