Prodi professore onorario a Mosca, sognando che l’Italia recuperi il suo prestigio
PRODI PROF ONORARIO A MOSCA, SOGNO ITALIA RECUPERI PRESTIGIO
LA CERIMONIA ALLA MIRBIS, GLI ANEDDOTI E L’INCONTRO CON PUTIN
(di Claudio Salvalaggio) (ANSA) – MOSCA, 16 SET – Non ha ‘rimpianti’ o ‘ambizioni politiche’, ma ha ancora un ‘sogno’ Romano Prodi, ‘che Italia recuperi il ruolo che deve avere nel mondo’, che ‘torni la vecchia simpatia e fiducia che c’e’ sempre stata per il nostro Paese’. Parla senza nominare mai il governo Berlusconi, benche’ i cronisti lo incalzino, mentre e’ ancora in toga dopo la cerimonia per la sua nomina a professore onorario della Mirbis, una prestigiosa business school internazionale di Mosca, la prima nata nell’Urss all’ombra della perestroika.
Ora ha 400 partner di 47 Paesi e 5mila studenti, dopo aver sfornato finora 27mila specialisti. Prodi ne e’ considerato il padre, dato che contribui’ a fondarla come presidente della societa’ di ricerca Nomisma, ed oggi ha raccolto gli onori concludendo la sua visita in Russia di tre giorni, tra aneddoti d’epoca, una lezione sulla crisi e un commento sul suo incontro ieri con il premier Vladimir Putin.
‘Mi ricordo quando nel 1988 parlai della scuola a Gorbaciov e mi chiese di illustrargli la differenza tra capitalismo ed economia collettiva’, ha esordito Prodi davanti al corpo accademico, agli studenti, alla
moglie Flavia e all’ambasciatore italiano a Mosca Vittorio Surdo.
Conoscendo la caccia come in genere tutti i russi, gli chiesi perche’ a suo avviso il cane, pur correndo piu’ veloce della lepre, non riesce mai a raggiungerla: gli spiegai che il cane lavora sotto padrone mentre la lepre lavora in proprio’, ha raccontato, riferendo di un Gorbaciov intenzionato a citare l’esempio al Soviet supremo. Lo stesso Gorbaciov che,al drammatico tramonto del presidente Boris Ieltsin nel 1999, lo chiamo’ al telefono quando era a capo della Commissione europea e gli raccomando’ l’oscuro e giovane Putin assicurandogli che ‘era l’unico in grado di risollevare le sorti della Russia’.
Putin l’ha ricevuto ieri alla Casa Bianca, sede del governo russo, per un ‘lungo e disteso’ incontro di circa un’ora.
‘Appena ci siamo visti abbiamo detto entrambi ‘non si parla di Italia”, ha garantito oggi Prodi ai cronisti. Nella sua agenda con il premier russo, ha rivelato, c’erano invece l’Africa di cui si occupa per conto dell’Onu, le relazioni Ue-Russia, la crisi internazionale e la situazione economica russa con le strategie del governo in materia.
L’ex capo della commissione europea ha criticato i rapporti a corrente alternata tra Bruxelles e Mosca: ‘E’ assurdo che questi rapporti siano un giorno buoni, un giorno cattivi, non e’ questo il modo di operare tra realta’ politiche che hanno molto in comune e debbono pensare a strategie di ampio respiro’, ha osservato Prodi, che da presidente della Commissione Ue aveva favorito l’avvicinamento tra Europa e Russia, tanto da fargli evocare il binomio ‘vodka e caviale’. A suo avviso esiste una complementarieta’ di interessi che riguarda anche l’energia, settore nel quale Bruxelles dovrebbe avere una sua politica.
Quanto al futuro, Prodi e’ tornato ad escludere un suo ritorno alla politica come alla maratona: ‘Entrambe mi sono impedite da una sciatica psicologica o reale’. ‘Ho fatto tante cose, sono stato presidente della Commissione europea e due volte presidente del Consiglio, quando il gioco e’ finito e’ finito’, ha aggiunto, dicendosi appagato della sua nuova vita di conferenziere internazionale, del suo incarico Onu per l’Africa e delle sue docenze universitarie, una gia’ in corso negli Usa alla blasonata Brown university e l’altra alla Business School di Shangai dal prossimo febbraio.
‘Se uno fosse interessato alla politica italiana – ha sottolineato – se ne starebbe in Italia e parteciperebbe al dibattito politico, in particolare a quello del Partito democratico, cosa che non faccio’.
Oggi e’ tornato in cattedra alla Mirbis, con una lezione sulla genesi della crisi, sulle misure che il prossimo G20 deve prendere ‘per evitarne un’altra tra 15-20 anni’, sul ruolo dello Stato ‘leggero’ ma ‘arbitro’ e ‘regolatore’ del mercato anche attraverso la leva fiscale, per evitare disuguaglianze sociali come l’attuale rapporto di 500 a uno nei redditi tra i piu’ ricchi e i piu’ poveri.
(ANSA).