Corsa sul dollaro: la strategia della Cina per il dominio delle valute
Corsa sul dollaro – La strategia cinese per il dominio delle valute
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 22 aprile 2023
Nella tradizione diplomatica, gli incontri bilaterali toccano tutti i possibili temi che riguardano i rapporti tra i paesi interessati. Questo rito si è abitualmente ripetuto nei numerosi incontri che ho avuto con i diversi presidenti cinesi, sia nell’antico mio ruolo di Presidente del Consiglio italiano, sia quando ero Presidente della Commissione Europea. Un rito che ha sofferto un’eccezione solo negli incontri che hanno preceduto la nascita dell’Euro. In quei vertici al Presidente cinese interessava esclusivamente sapere se, quando e a quali condizioni la nuova moneta europea sarebbe entrata effettivamente in vigore. Se il Franco e il Marco sarebbero totalmente scomparsi (nulla mi chiese della Lira) e, infine, se la Cina avrebbe potuto includere l’Euro nelle sue cospicue riserve monetarie.
In seguito alla mia ovvia risposta positiva su tutti questi punti, la replica cinese si riassunse nella seguente semplice proposizione: “la Cina accumulerà nelle sue riserve tanti Dollari quanti Euro perché, se accanto al Dollaro vi sarà l’Euro, vi sarà posto anche per il Renminbi (RMB) cinese.”
Quest’affermazione mi invitò subito a riflettere sul fatto che, mentre tanti nostri concittadini accusavano l’Euro di essere solo una risorsa a servizio dei banchieri, il Presidente Cinese lo considerava come lo strumento in grado di trasformare la politica mondiale da monopolare a multipolare. Non solo capace di un potenziale cambiamento economico, ma una rivoluzione politica, nella quale la Cina avrebbe potuto avere un potere decisionale accanto all’Europa e agli Stati Uniti.
Le cose sono poi andate ben diversamente. L’Euro ha certamente giocato un ruolo di crescente importanza nell’economia mondiale ma, dopo un’iniziale lusinghiera prospettiva, non è riuscito ad affiancarsi al dollaro in modo paritario. La difficoltà di condividere la leadership con il dollaro è divenuta ancora più evidente con il progredire della grande crisi finanziaria iniziata nel 2008. Una crisi che, pur generata dagli Stati Uniti, ha trovato drammatica profondità e durata soprattutto in Europa.
Le politiche economiche dei paesi europei sono apparse infatti così divergenti fra di loro, da mettere in crisi la credibilità che deve accompagnare una moneta che aspiri ad una leadership globale. Non che i successi dell’Euro siano mancati: oggi oltre il 20% delle riserve mondiali è denominato in Euro. Dobbiamo tuttavia sottolineare che, pur con una diminuzione di oltre dieci punti dal suo massimo, quasi il 60% delle riserve rimane in mani americane e la valuta americana domina ancora in modo schiacciante nel commercio internazionale.
Nel frattempo è cambiata la politica mondiale: l’ipotesi di una progressiva costruzione di un mondo multipolare oggi è così lontana come non lo è mai stata. La Cina, di conseguenza, continua nel suo obiettivo di creare un posto crescente al Renminbi, ma cerca di adattarlo al suo nuovo ruolo politico ed economico. In primo luogo, dopo la guerra di Ucraina, ha ottenuto non solo che gli scambi fra Russia e Cina avvengano progressivamente in moneta cinese, ma che la stessa valuta sia utilizzata per i pagamenti russi con Asia, Africa e America Latina. Entro quest’anno il RMB diverrà quindi la maggiore valuta di riferimento del commercio russo con un elevato e crescente numero di paesi. Teniamo presente che prima della guerra di Ucraina il RMB copriva solo l’1% del commercio fra i due paesi alleati e ora raggiunge il 16%, con l’obiettivo di arrivare alla quasi totalità entro la fine dell’anno in corso.
Si può in questo caso riconoscere che, dati i rapporti di forza esistenti fra Russia e Cina, quest’evoluzione non aveva alternative. Di maggiore significato è quindi l’accordo fra Lula e Xi Jinping di regolare in RMB i crescenti rapporti fra Cina e Brasile. Un accordo che fa parte dell’esplicita strategia cinese di aumentare il ruolo del Renminbi nel commercio con tutti i paesi non allineati.
Il compito si presenta difficile perché il mercato dei capitali cinesi è ancora molto chiuso, e quindi molto rischioso. Nel corso degli anni, tuttavia, i rapporti politici ed economici internazionali della Cina sono aumentati in modo impressionante. E’ sufficiente riflettere sul fatto che, in questo momento, ben centoventi paesi hanno la Cina come primo partner commerciale e i nuovi rapporti economici includono in modo crescente la clausola di utilizzare la valuta cinese. Siamo naturalmente ancora di fronte a un cambiamento più programmatico che reale perché, anche se in forte crescita, le riserve in RMB non superano ancora il 3% del totale mondiale, ma il lavoro quotidiano cinese, costruito su una presenza estesa in tutti i continenti, sta producendo frutti e, soprattutto, sta seminando per il futuro.
Non era forse questo un compito dell’Europa, forte dei suoi antichi rapporti economici con quasi tutti i paesi del mondo? La preoccupazione di una progressiva perdita di influenza del dollaro, in conseguenza di questa nuova strategia cinese di coinvolgimento dell’immenso Terzo Mondo, comincia infatti a farsi strada anche in una significativa parte dell’establishment americano. Come infatti osservano, forse con una certa malignità, alcuni osservatori britannici, anche la sterlina pareva invincibile, ma poi…