Fuori dall’ Europa non c’è speranza. Per rimanere competitivi dobbiamo essere uniti e forti
Prodi: <<Senza UE nessuna speranza>>
Intervista di Chiara Unguendoli e Caterina Dall’Olio a Romano Prodi su “Bologna Sette“, inserto di “Avvenire“, del 1 marzo 2015
“Siamo in mezzo al guado tra l’Europa e la non Europa“. Così Romano Prodi, docente alla China Europe International Business School di Shanghai, anticipa il tema che tratterà sabato 7 all’Istituto Veritatis Splendor (via Riva di Reno 57, ore 10-12, ingresso libero) nell’ambito della Scuola diocesana per la formazione all’impegno sociale e politico.
Quali i temi principali della politica economica dell’Unione Europea?
Come dicevo, siamo in mezzo al guado e adesso dobbiamo attraversare il fiume. La storia dell’Europa si sta risolvendo come una faticosa mediazione: il problema greco ha fatto passi in avanti, dopo continui aggiustamenti; il ruolo della Banca centrale europea è centrale ma senza un impegno unico di solidarietà, difficilmente si può arrivare a una autentica comunione di Paesi. O noi riusciamo a crearla, oppure “incidenti” come quello greco potranno sempre ripetersi. L’economia, per sua natura, è fatta di alti e bassi. L‘Europa ha un grande impegno nel mondo, un ruolo di pace, allargata ad altri Paesi extraeuropei, come la Cina, l’India e altre forze emergenti. La nostra comunità sta cominciando ad affermarsi anche tra Paesi più poveri, e questo non può che renderci consapevoli della sua utilità. L’Unione europea ha fatto grandi opere di fraternità. Adesso, più che mai, ha paura. Il suo processo di crescita si è arrestato. Ora c’è bisogno che l’Europa vada avanti e aiuti a risolvere i problemi al suo interno, ma anche tra gli altri Paesi al di fuori di essa.
Da dove nasce l’attuale situazione economica europea?
Dalla paura, senza dubbio. Dopo che sono stati individuati i grandi obiettivi per costruire quello che non era mai esistito, è subentrato il terrore. E’ arrivata la crisi tra Paesi, e da lì il processo di disgregazione, poi la paralisi. L’avanzamento dei partiti antieuropei è la prima spia. Bisogna aggiungere che sono cambiati radicalmente anche i rapporti di forza. Non abbiamo più i Paesi “forti” come la Francia, la Germania che cooperano, seppur con enorme difficoltà, per portare avanti l’Europa, né i Paesi dominanti come economia solida. Può esistere soltanto una spinta alla solidarietà. La Gran Bretagna ha lanciato un monito: ha fatto intendere che, fra qualche anno, potrebbe essere al di fuori dall’Europa. E questo ha fatto sì che tutti ci rifugiassimo sotto un unico grande ombrello: la Germania. Naturalmente per la Germania esercitare e avere la leadership sono due cose molto diverse perché implicano un grande cambiamento. Gli Stati Uniti sono diventati leader mondiale con il piano Marshall perché si rendevano conto che l’Europa non ce la faceva. Noi ci aspettiamo la stessa reazione dalla Germania.
Qual è il ruolo che gioca l’Italia?
Il ruolo dell’Italia è molto importante perché deve aiutare l’integrazione dell’Europa mediterranea e quella al Sud del Mediterraneo. Ma l’Europa è nemica dell’Italia? Queste sono le affermazioni che si sbandierano quando non c’è alcun rischio che abbiano un risvolto reale. Quando la possibilità diventa concreta, non ci crede più nessuno. Solo l’Europa può creare progetti e politiche di ampio respiro. Anche la Germania si è resa conto dell’importanza dell’Europa e del suo essere fondamentale, non solo l’Italia. Non possiamo lamentarci del fatto che la Cina sia il paese che più ci fa una concorrenza spietata, quando per essere competitivi dobbiamo essere uniti e forti. Fuori dall’ Europa non c’è speranza.