La svolta dell’Europa: l’epidemia ci ha fatto superare gli interessi nazionali
Il mondo riscopre il gran vaccino della democrazia liberale
La grande svolta dell’Europa, la nascita di un nuovo patriottismo, la collettività che supera gli interessi nazionali. Il dramma coronavirus e gli anticorpi di una società. Una chiacchierata con Romano Prodi
Intervista di Claudio Cerasa a Romano Prodi su Il Foglio del 20 Marzo 2020
Drin drin.
Professore, buongiorno, come sta?
La stavo cercando, sul suo numero fisso, ma mi hanno detto che era in giro.
“Come in giro? Sono disciplinato: sono solo andato a buttare la spazzatura!”.
La spazzatura: è diventato il momento che tutti attendiamo ogni giorno. Ci si veste eleganti per buttare la differenziata.
“Ora che ci penso sono andato anche un attimo in farmacia, qualche giorno fa”.
Altro da dichiarare?
“Tra qualche giorno uscirò un paio di minuti, per comprare il latte e lo yogurt”.
Non starà andando in giro per la città a correre?
“Corro, corro, ma corro a casa. Ogni giorno faccio dieci chilometri di tapis roulant, come un criceto”.
Dieci chilometri?
“Dieci, a volte undici a volte nove”.
Lunga pausa dello scrivente.
“Ma guardi che non sono tanti”.
E poi?
“E poi leggo.
Ho finito di leggere il libro di Antonio Scurati , su Mussolini , ho iniziato a leggere il libro di un vostro giornalista, Mattia Ferraresi , sulla solitudine , ho letto l’ultimo libro di Alec Ross , sull’industria del futuro , e sto leggendo diversi libri sul futuro del mercato e il destino della globalizzazione”. La globalizzazione, già. Romano Prodi , che ad agosto compirà 81 anni, accetta di chiacchierare con il Foglio in una giornata non come le altre.
Sono passate da pochi minuti le tredici quando raggiungiamo al telefono l’ex presidente del Consiglio, ex presidente della Commissione europea, e lo facciamo poche ore dopo la notizia bomba che arriva proprio dall’Europa: dopo giorni di tentennamenti, gaffe e divisione, la Banca centrale europea ha magnificamente deciso di aumentare di 750 miliardi di euro il volume dei suoi acquisti nei prossimi nove mesi eliminando il vincolo che gli acquisti siano proporzionali alle quote di capitale nella banca. E’ il nuovo whatever it takes , che ha portato la numero uno della Bce, Christine Lagarde , a passare – nel giro di pochi giorni – dal dire che non è compito della Bce “chiudere gli spread” al dire, dopo la brusca impennata dello spread registrata mercoledì scorso, che per quanto riguarda la Bce “non ci sono limiti al nostro impegno per l’euro”. “L’Europa di questi giorni – dice Romano Prodi – è lo specchio perfetto del momento che stiamo vivendo: bisogna reagire insieme, stando uniti pur rimanendo lontani.
Io penso che la notte tra il 18 e il 19 marzo resterà una data importante nella storia dell’Europa.
Il nuovo bazooka architettato dalla Bce è importante perché di fronte ai problemi di un paese come l’Italia, l’Europa ha scelto di considerarli non come il problema di un singolo paese ma dell’intera comunità. Ci ricorderemo a lungo di questo giorno perché questa mossa ci fa avvicinare a un altro sogno, che è quello degli Eurobond, e ci permette anche, in un momento in cui essere ottimisti non è semplice, di registrare un fatto importante: l’Europa è una comunità solidale e reattiva e di fronte ai problemi sa come reagire e sa proteggere i suoi cittadini.
Il discorso fatto alla nazione mercoledì sera da Angela Merkel, anche se spinto dal dilagare della pandemia nel suo paese, è un discorso storico. E dice quello che molti europeisti attendevano di ascoltare da tempo: la barca europea è una e soltanto una, e se un paese ha un problema nella sua navigazione quel problema non è di un singolo paese, ma è un problema dell’intera Europa”. Possiamo dire che da mercoledì sera il progetto europeo è diventato irreversibile come lo è l’euro?
“Lo credo parzialmente e certamente lo spero, ma non ne sono ancora sicuro.
Come si dice dalle mie parti, il rischio è che “passata la festa, gabbato lo santo”, ovvero che una volta passata la tempesta nessuno si ricordi di quanto abbia grandinato durante la tempesta. Ma non pensiamo troppo al futuro, pensiamo al presente. Oggi è una buona giornata per chi ama l’Europa ed è una giornata non buona per chi l’Europa non la ama”.
In che senso?
“Nel senso che avere avuto una risposta così forte dall’Europa, in un momento così drammatico, è come aver preso a schiaffi tutti coloro che con fare un po’ da sciacalli si auguravano che l’Europa non facesse nulla, in modo da dimostrare la sua inutilità. E invece le cose, per ora, stanno andando in maniera diversa e i nazionalisti si trovano così di fronte a un doppio problema.
Il mondo che loro sognavano, quello delle frontiere chiuse, è il mondo da incubo con cui stiamo facendo i conti oggi, per fronteggiare il virus, e non sarà facile un domani presentare un mondo da incubo come un progetto da sogno.
Dall’altra parte, il mondo che i nazionalisti non hanno mai voluto, quello guidato da un’Europa più forte, più integrata, più coesa, è il mondo che ci aiuterà a superare l’incubo che stiamo vivendo. E quando l’Europa agisce per i cittadini e per il loro bene, quando assume una direzione forte, i nemici dell’Europa si ritrovano senza argomenti. E se il Consiglio europeo sarà coerente con le mosse della Commissione e della Bce, potremo dire che l’Europa della necessità avrà vinto davvero.
In fondo, se ci pensiamo bene, anche l’Europa unita è nata dopo un trauma, dopo una guerra, e dato che la battaglia contro questo virus somiglia, purtroppo, maledettamente a una guerra, possiamo pensare, a voler essere ottimisti, che in queste ore, in tutta Europa, gli attuali leader hanno in mano un progetto che potranno portare avanti anche quando la battaglia sarà finita: trasformare l’interesse collettivo in un bene superiore rispetto a quello nazionale”.
Una guerra, già, ma quanto potrà andare avanti, secondo Romano Prodi, questa battaglia combattuta anche nelle trincee delle nostre case?
“Dovrà andare avanti il tempo necessario per fermare il contagio, e mi auguro che non si affretti troppo il desiderio di normalità. Sono tuttavia consapevole che buona parte del paese è costretta a vivere per un tempo non breve in case piccole e a volte con molte persone.
Realisticamente questo periodo di clausura non potrà essere troppo lungo.
Sui tempi dunque non so dire.
Ma so dire invece quello che ho visto in questi giorni e lo dico senza retorica: l’Italia ha dimostrato, in un momento di difficoltà, una responsabilità straordinaria.
Gli idioti ci sono sempre, ma non sono molti e va riconosciuto.
Non so dire se la responsabilità sarà la caratteristica futura del nostro paese.
So dire però che il senso di fragilità ci ha reso più solidali. E so dire che in un momento drammatico il nostro popolo ha dato una prova di forza incredibile.
Quei balconi pieni di persone che cercano di farsi coraggio, provando a sorridere in un momento in cui sorridere non è facile, mi piacciono senza riserve. E mi lasci dire anche una cosa sul governo”.
Prego.
” Ero tra quelli che pensavano che il governo avesse preso decisioni in ritardo.
Ed ero tra quelli che pensavano che chiudere la Borsa sarebbe stato saggio.
Devo dire che il governo ha agito bene invece in entrambe le occasioni.
Sul ritardo delle decisioni credo sia stato umano agire passo dopo passo, cercando di portare gli italiani in un mondo nuovo in modo progressivo, e credo che tutto il mondo a poco a poco si avvicinerà alle strategie di contenimento democratico, e sottolineo democratico, scelte dal nostro paese.
Per quanto riguarda le borse, invece, se fossi stato presidente del Consiglio, di istinto, le avrei chiuse.
Chi opera in Borsa in questi giorni mi ha fatto invece notare che chiudere la Borsa di Milano avrebbe isolato il nostro paese ancora di più e non ci avrebbe permesso di produrre quegli anticorpi economici che, come dimostra la mossa della Bce, il mercato e la politica sono riusciti a creare insieme. Dunque, bene”.
Professore, d’accordo, ma poi?
Lei pensa che ci sarà davvero la famosa reazione a forma di “v”: con l’economia che prima crolla e che poi improvvisamente risale su con la stessa velocità con cui era andata giù ? “L’immagine della ‘v’ mi piaceva molto, ma per realismo oggi le dico che più che una ‘v’ vedo una ‘u’ molto, ma molto allungata.
In ogni caso sì: quando l’Italia ritornerà a vivere in una sostanziale tranquillità tutte le energie represse in questa fase torneranno a essere liberate come succede con le molle e se all’impulso che viene dato oggi all’economia, seguirà anche una normalità dell’offerta, sono certo che l’Italia potrà vivere una nuova primavera”.
A proposito di normalità: è convinto anche lei che l’impatto del coronavirus sulle vite degli stati avrà anche l’effetto di rafforzare le democrazie liberali?
“Su questo punto bisogna riflettere perché il problema è complicato: la risposta alla sua domanda tocca un tema che sta cambiando il quadro politico di tutto il mondo, ossia il crescente desiderio di autoritarismo.
Il desiderio di autorità cresce ovunque: in Cina, in Turchia, nelle Filippine, in Russia, in Brasile e in tutta l’Africa ma anche, per restare vicino a noi, possiamo riflettere sulle evoluzioni degli Stati Uniti di Trump.
Certo, nello specifico caso del coronavirus, anche i leader democratici che godevano di potere e autorità, come Trump e Johnson, non ne escono bene.
Di fronte a questi grandi problemi le risposte dei leader personalistici si sono dimostrate fallimentari ed essi hanno dovuto cambiare repentinamente le loro strategie.
Da questi cambiamenti emerge che ovunque lo stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini dalla pandemia ed essi hanno il diritto di essere protetti, anche se si debbono usare strumenti straordinari e inusuali rispetto alla tradizione dei paesi.
Mi permetto solo di proporre un’ultima riflessione: dato che la libertà ha una certa importanza in una democrazia liberale è bene che gli strumenti straordinari non diventino ordinari quando la fase straordinaria non ci sarà più.
Non so quando tutto questo finirà, ma so che quando torneremo alla normalità l’Italia e l’Europa non saranno come prima: saranno più forti e questo è il mio pensiero fisso, anche quando corro”.