L’Europa resta marginale, ma può risollevarsi
Prodi alla festa per i 140 anni del Messaggero: «Ue marginale ma può risollevarsi»
Articolo di Alessandro Di Liegro su Il Messaggero del 20 Settembre 2018
Prodi alla festa per i 140 anni del Messaggero: «L’Euro funziona se c’è coesione tra gli Stati»
L’Europa «è già marginale» ma «abbiamo ancora la possibilità» di risollevarci. Lo ha detto Romano Prodi al direttore del Messaggero Virman Cusenza, nel primo dei dialoghi della festa dei 140 anni del quotidiano svoltasi a Cinecittà alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Siamo come gli Stati italiani del ‘500 – ha spiegato il professore -. Eravamo primi in tutto, è venuta la globalizzazione, la scoperta dell’America, non ci siamo messi insieme per fare le caravelle e siamo scomparsi. Oggi, Germania, Francia non riescono a creare le caravelle di oggi, che sono Facebook, Amazon, Alibaba, che nascono in America e negli Stati Uniti. Se andiamo avanti così saremo marginalizzati dalla storia». Ad esempio, si è chiesto Prodi, la recente decisione del Parlamento europeo sul copyright «la poteva fare l’Italia da sola? L’ha fatta l’Europa».
Sul ruolo dell’Italia nella UE, Prodi prende in prestito un proverbio: «Chi pecora si fa, lupo se lo mangia. Siamo il secondo paese industriale d’Europa, il terzo come PIL, abbiamo ancora grande forza. Il problema è la coesione del Paese».
Sull’Euro, che Prodi introdusse nel 2002, da presidente della Commissione Europea, l’ex premier ricorda che: «all’inizio funzionava benissimo. Eravamo riusciti a ottenere un cambio favorevole e stava per diventare la moneta di riferimento nel mondo, tanto che l’allora presidente cinese mi chiese di poter comprare gli euro come riserva.
L’errore è stato in come si è gestita la crisi nel 2008 e la Germania ha grandi responsabilità per l’austerity. La moneta doveva essere accompagnata da coesione politica che non c’è stata. L’Europa va male se è cotta a metà; il buon pane va cotto tutto».
Nel corso del dialogo con Prodi, Cusenza ha anche ricordato una frase estrapolata da un’intervista datata 1996, quando l’ex premier divenne per la prima volta Primo Ministro: «Ricordo che le chiesero: “Lei vivrebbe a Roma”? “Mai”». «Chi viene a Roma in posizioni di potere non vive davvero a Roma. Vive in una piccola parte di una città enorme», ha aggiunto ricordando che quando è diventato presidente della Commissione Europea non è andato a vivere a Bruxelles: «Sono rimasto a Bologna e ho fatto bene a conservare le mie radici. Ora che ho finito con la politica sto tanto bene a Bologna».