Ius soli: errore fermarlo per paura dei sondaggi. Occorre procedere dopo la finanziaria
“Un errore fermarsi per paura dei sondaggi Così gli elettori puniranno la sinistra”
L’ex premier e fondatore del Pd: “Se vincerà questa assurda chiusura sulla cittadinanza, la gente finirà per votare l’originale. Meglio spiegare le ragioni del provvedimento degno di un paese civile”
Intervista di Paolo Rodani a Romano Prodi su La Repubblica del 15 settembre 2017
Dal nostro inviato ad Assisi. “Non approvare lo ius soli è un calcolo politico sbagliato basato sull’ emozione e non su uno sguardo più ampio, lungimirante per il bene del Paese. La legge non è passata perché le indagini demoscopiche dicono che il partito che la propone perderebbe due punti di voti. Ma li perderebbe perché è inevitabile che siano perduti o perché non si spiegano le ragioni della stessa legge e non ne nasce finalmente un dibattito sul contenuto?”.
Romano Prodi, invitato ad Assisi a parlare all’ interno del “Cortile di Francesco” assieme al cardinale Gualtiero Bassetti e Gerardo Greco, parla a margine con Repubblica del dietrofront in Senato sullo ius soli premettendo tuttavia di non voler commentare la recente assoluzione di Clemente Mastella.
Cosa pensa delle notizie riguardanti l’ ex ministro della Giustizia?
“Posso non rispondere nulla? Anche perché – dice ridendo – sarebbe una bomba“.
Ma vi siete sentiti?
“No, anche perché ha parlato lui”.
Un’ altra bomba è lo stop del Senato sullo ius soli. Dettato da cosa?
“Credo semplicemente dall’ emozione. Ma se obbediamo all’ emozione non avremo, quando arriveranno le elezioni, un danno maggiore? Io penso che se la linea di un’ assurda chiusura sulla cittadinanza verrà a dominare, se ciò avverrà, allora la gente finirà per votare per l’ originale e non per la copia. Insomma, non credo affatto che abbandonare una propria linea a motivo delle indagini demoscopiche sia un fatto positivo”.
Il ministro Del Rio ha definito un atto di paura grave il dietrofront sullo ius soli. Il Pd ha paura?
“Se facesse una seria riflessione in merito la paura gli passerebbe “.
Come ribalterebbe la questione?
“Semplicemente inizierei col dire che sarebbe opportuno trasformare l’ approvazione dello ius soli in una festa della cittadinanza, in qualcosa di solenne; è una questione di diritti che un Paese civile deve avere”.
Quali doveri esigerebbe da coloro che chiedono la cittadinanza?
“Ad esempio, non solo la conoscenza della lingua, ma anche un minimo di conoscenza della Costituzione. Tenendo però presente – ride – che nel caso dovremmo togliere la cittadinanza a un elevato numero di italiani. Poi si possono inserire anche altre cose. Mi domando: se un giorno arriveremo al servizio civile obbligatorio e generalizzato, cosa faremo? Terremo fuori dal servizio civile gli immigrati perché non hanno la cittadinanza?“.
Perché manca una seria riflessione sulla cittadinanza?
“Credo che il problema sia dei partiti. Purtroppo non sono più allenati a fare le grandi campagne di riflessione e a coinvolgere la gente in questi momenti”.
C’ è ancora tempo per promuovere questa riflessione?
“Certo, ad esempio lo si può fare dopo l’ approvazione della legge di bilancio. C’ è ancora del tempo prima delle elezioni. E poi si potrebbe guardare all’ Europa: in quasi tutti i Paesi europei il diritto di cittadinanza è regolato”.
Lei da presidente della Commissione europea si è speso molto per questo tema.
“Esatto. Pensavo che si dovesse fare come avviene negli Stati Uniti e arrivare a sancire una festa per l’ ottenimento della cittadinanza, che può essere una festa soprattutto per un Paese a elevata dimensione demografica”.
Può l’ immigrazione essere una risposta al declino del Paese, a quel “Piano inclinato” che è anche il titolo del suo ultimo libro?
“Occorre partire dal presupposto che siamo noi ad aver bisogno di queste persone, che fra l’ altro sono qui da anni, parlano la nostra lingua, hanno un lavoro e addirittura, almeno i migliori di loro, ci lasciano per andare a lavorare in altri Paesi. Quest’ estate ne ho incontrati due o tre e abbiamo parlato non in arabo ma in dialetto reggiano Questi ragazzi sono una risorsa, fanno lavori che spesso non facciamo. Non contribuiscono in modo positivo solo all’ economia presente, ma anche al pagamento delle pensioni future. Dal punto di vista economico non ci sono obiezioni”.
E dal punto di vista politico?
“L’ obiezione politica è che non si riesce a distinguere il fenomeno a cui oggi assistiamo dalla realtà che invece esiste da anni e che si sarebbe dovuta affrontare da almeno dodici o tredici anni fa”.
Francesco ha “benedetto” la linea della prudenza del ministro Minniti sugli arrivi dei migranti in Italia. Che cosa ne pensa?
“Il discorso del Papa è stato semplicemente la traduzione di un principio da sempre presente nella Chiesa: non si può chiedere a nessuno di portare una croce più pesante di quella che può portare “.