Il nuovo PD: tre proposte per il programma
I nuovi Dem – I programmi che servono per ottenere il consenso
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 08 aprile 2023
Sono state scritte migliaia di pagine sulla progressiva crisi dei partiti politici nella prima e nella seconda Repubblica, ma poche sono state le proposte concrete su come i partiti possano essere ricostruiti nel rispetto della nostra Costituzione. Ritengo infatti che uno degli elementi fondamentali del loro declino sia stata la mancata messa in atto dell’articolo 49 della Costituzione che, con encomiabile brevità, ci dice che “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere -con metodo democratico- a determinare la politica nazionale”.
Il pluridecennale rifiuto di preparare una legge per rendere operativo questo dettato costituzionale è alla base del distacco fra cittadini e partiti e, quindi, della loro crisi. Il compito primario di una nuova segreteria di un partito che pone alla sua base la difesa della Costituzione è infatti il rispetto della Costituzione stessa. L’opportuno intervento della nuova segretaria del PD contro le tessere fasulle di Caserta deve quindi essere il primo segnale della volontà di mettere in atto le regole democratiche che i partiti hanno sempre rifiutato. Opportuna e doverosa è l’opposizione che il PD sta esercitando contro qualsiasi ritorno del fascismo, ma ad essa bisogna accompagnare regole e comportamenti che ci mettano per sempre al sicuro da ogni tentazione di manipolazione della volontà popolare.
Questo deve essere l’obiettivo comune di tutti i partiti, ma sono ugualmente convinto che il compito di iniziarne la messa in atto debba cadere sulle spalle del partito che ha sempre posto, come fondamento, l’appello alla propria base popolare attraverso i dibattiti e i congressi. Se questo deve rimanere un obiettivo di fondo, un partito che ambisce a presentarsi alla guida del paese con una linea riformista e che già ricopre tante responsabilità a livello locale, deve però preparare e rendere noti non solo gli obiettivi di lungo periodo, ma anche i programmi specifici che ne caratterizzano in modo concreto la natura.
Tra gli obiettivi fondanti, oltre alla modernizzazione amministrativa e produttiva del paese, non può naturalmente mancare la difesa del welfare (scusate l’inglesismo) soprattutto nel momento in cui la mancanza di risorse sta mettendo a rischio il lavoro, la scuola e la salute, cioè i pilastri che stanno alla base della vita e della serenità di ogni cittadino.
Se questa è la bussola costante del riformismo, un partito di centro sinistra, per essere credibile, deve anche preparare proposte concrete, realistiche e di rapida messa in atto, dimostrando nei fatti che il suo ruolo non si limita a criticare i valori e la politica del governo. Diverse possono essere naturalmente queste proposte. Mi voglio per ora limitare a tre esempi che vengono incontro a una diffusa esigenza del paese e possono non solo essere iniziati subito, ma produrre frutti in breve tempo e per i quali sono disponibili le risorse necessarie.
Parto dal salario minimo come strumento fondamentale di protezione delle categorie più deboli. E’ evidente che questo non riguarda le imprese strutturate, per le quali il salario di 9 Euro all’ora viene già sempre superato. Il salario minimo è però il segnale, già fatto proprio dall’assoluta maggioranza dei paesi europei, che mai un lavoro può essere remunerato al di sotto del minimo vitale.
Come è ampiamente dimostrato all’estero, questa misura non toglie né spazio né potere ai sindacati. E’ semplicemente il primo passo per garantire a ogni cittadino la minima dignità, per il completamento della quale il sindacato avrà sempre un ruolo insostituibile.
La seconda proposta riguarda l’obbligo di ricoprire il tetto di ogni fabbricato industriale, artigianale o commerciale con pannelli solari. Stiamo infatti devastando preziosissime risorse agricole, mentre abbiamo centinaia di migliaia di ettari di coperture (attive o abbandonate) del tutto improduttive.
Occorrono naturalmente nuove regole, come l’obbligo di dare vita a consorzi nelle zone industriali o artigianali fra di loro connesse, e anche un (modesto) sistema di incentivi per rendere conveniente questa trasformazione, nella falsariga delle Comunità Energetiche. Non dimentichiamo che accanto a questo progetto potrà divenire conveniente moltiplicare l’investimento nei pannelli solari, sull’esempio di quanto l’Enel sta realizzando a Catania. E così l’Italia potrà rientrare con forza in questo importante settore produttivo.
Un terzo progetto riguarda la casa, dramma ormai comune a tutte le medie e grandi città italiane. Per questo motivo tale progetto deve essere pensato e portato avanti con un determinante ruolo dei sindaci. Le regole fondamentali sono infatti comuni, ma la loro applicazione deve adattatasi alle caratteristiche e alle esigenze delle città. L’Italia è, tra i grandi paesi europei, quello che ha la minore presenza nell’edilizia sociale.
Edilizia che nel termine inglese contemporaneo si chiama “affordable housing“: il che significa un’edilizia alla portata dai cittadini con un modesto livello di reddito, sia che la costruzione sia realizzata dal settore pubblico che in collaborazione fra pubblico e privato. Anche in questo caso occorrono vigorose riforme legislative, in modo da permettere la rapida utilizzazione del suolo disponibile, a partire dalle aree degradate e dalle smisurate proprietà del demanio non utilizzate. A questo si debbono accompagnare nuove regole volte a dare certezza ai contratti d’affitto.
Mi attendo che su questi temi (o su altri possibili) il PD prepari, con la massima accuratezza, appositi disegni di legge da discutere con il più ampio confronto e la necessaria rapidità.
Questo è infatti il ruolo che, rafforzato dai migliori esperti disponibili, deve esercitare il governo-ombra di un partito moderno. Se esso si limita a giocare di rimbalzo sulle proposte del governo, la sua durata sarà assai breve, come è avvenuto nelle esperienze precedenti.