Il sostegno alle nostre imprese per affrontare la concorrenza USA
Pressione Usa – Il sostegno alle imprese per affrontare la concorrenza
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 06 maggio 2023
Mai un cambiamento è stato certificato in modo ufficiale, palese e inequivocabile come la recente inversione di rotta della politica economica e commerciale americana. Non si è trattato solo di introdurre una nuova strategia di sussidi e di aiuti alle imprese, ma del ripudio, anche formale, dell’intera precedente politica economica degli Stati Uniti.
Una politica che, attraverso il così detto Washington Consensus, proponeva la creazione di mercati aperti in tutto il mondo, abbassando progressivamente le tariffe doganali.
Una strategia che, come di fatto avvenne, avrebbe accelerato la crescita mondiale coinvolgendo nuovi paesi, integrandovi la Cina e utilizzando tutti gli strumenti sovranazionali operanti a livello mondiale, a partire dall’Organizzazione del Commercio Internazionale (WTO), dal Fondo Monetario Internazionale (IMF) e dalla Banca Mondiale (WB).
Il futuro degli Stati Uniti, insieme a quello del pianeta, veniva affidato tutto all’economia e nulla alla politica.
Pochi giorni fa Jake Sullivan (Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti) ha esposto in modo organico e inequivocabile la dottrina opposta. Sullivan è partito criticando i risultati negativi sull’economia americana prodotti da una globalizzazione fondata solo sulla diminuzione delle imposte e su un mercato senza regole che, ha proseguito Sullivan, ha aumentato le disparità, le ingiustizie e la perdita di ruolo della classe media, indebolendo tutta l’economia, a partire dai nuovi settori strategici nei quali i privati non sono in grado di far fronte ai necessari investimenti.
La nuova dottrina americana si concentra invece su un intervento diretto del governo, in modo da riprendere il primato mondiale nei settori tecnologicamente avanzati, tra i quali viene dato il massimo risalto ai semiconduttori, alle tecnologie per l’energia pulita e all’intelligenza artificiale. Una politica che si riassume nell’obiettivo di primeggiare in ogni aspetto della rivoluzione digitale.
Le tariffe vengono considerate un falso problema: il commercio deve semplicemente adattarsi alla politica estera e prendere in considerazione il mondo come è nella realtà e non come vorremmo che fosse.
Come sottolinea Sullivan, il cortile dell’economia americana deve essere quindi difeso da una robusta rete di protezione perché il commercio non può e non deve essere guidato dalle regole, ma dalla politica. Di qui la caduta di importanza delle organizzazioni sovranazionali elencate in precedenza come il WTO, l’IMF e la Banca Mondiale.
A tutto questo, naturalmente, si aggiunge la legittimazione di un’attiva politica industriale organizzata intorno a un ampio intervento dello Stato.
I precedenti sacrilegi si sono improvvisamente trasformati in virtù. La creazione di un enorme fondo pubblico per incentivare i settori strategici (battezzato con il termine pudico di Fondo per la Lotta all’Inflazione-IRA ) costituisce il braccio secolare della nuova politica che il governo americano intende portare avanti, insieme ai suoi alleati, cominciando dall’Unione Europea, dal Giappone e dal Canada.
Si apre a questo punto il problema di quale può essere il ruolo di questi alleati, e soprattutto dell’Unione Europea, dove una politica unitaria che disponga dei mezzi per competere con Stati Uniti e Cina non è oggi in programma e non è neppure all’orizzonte.
Costretti quindi a prendere in considerazione i paesi europei come singoli protagonisti, dobbiamo constatare che nemmeno la Grande Germania dispone delle risorse necessarie per giocare un ruolo significativo nella gara mondiale per la supremazia.
Il problema si pone in maniera ancora più complicata per l’Italia, limitata dalle sue modeste risorse disponibili ma, nello stesso tempo, obbligata a padroneggiare le tecnologie destinate a condizionare il futuro di ogni ramo della sua vita economica, dall’industria, all’agricoltura, dal credito al commercio, dal turismo alla pubblica amministrazione.
In questi casi l’unica strategia realistica consiste nell’operare concretamente in tre direzioni. La prima è quella di costruire il più rapidamente possibile il sistema delle reti necessarie perché queste innovazioni possano fertilizzare le imprese di tutto il nostro territorio.
A questo si deve accompagnare un progetto straordinario per la preparazione di esperti in grado di gestire queste innovazioni. Occorre infine un programma di incentivi alle imprese perché le possano adottare nella loro vita aziendale.
La nostra capacità concorrenziale, soprattutto nel settore industriale, si deve infatti esprimere in un continuo miglioramento dei processi produttivi, miglioramento che dipende soprattutto dal salto in avanti nella rivoluzione digitale e nell’intelligenza artificiale.
Se, contrariamente a questa mia analisi, nascesse una forte e vigorosa politica europea, le prospettive di inserirci tra i trascinatori di questa nuova fase di progresso mondiale sarebbero certamente maggiori.
Oggi, però, il nostro compito è quello di organizzare la migliore politica che possa essere messa in pratica nei limiti delle nostre possibilità.