Bologna prima in qualità della vita… ma senza vittorie di tappa
Giro vinto senza vittorie di tappa
Articolo di Romano Prodi su Il Sole 24 Ore del 5 dicembre 2011
Ho provato una certa soddisfazione nell’apprendere che la città in cui da tanti anni abito è risultata prima nell’annuale classifica della qualità della vita tra tutte le province italiane. Non che queste classifiche mi appassionino particolarmente perché esse, se sono elaborate con cura come questa del Sole 24 Ore, sono obbligate a mettere insieme parametri assai complessi e diversi fra di loro.
Misurare la qualità della vita con dati quantitativi è infatti un po’ come dare i voti alla felicità. Il che è sempre un’impresa titanica. Lo sforzo fatto è tuttavia di grande interesse proprio perché moltissimi sono gli elementi di cui si cerca di tenere conto, dal reddito al costo della vita, dall’occupazione all’organizzazione sanitaria, dai livelli di scolarizzazione alle infrastrutture, dall’ordine pubblico al tempo libero. Sono tutte cose diverse ma, mettendole assieme, si ha un’idea abbastanza ben costruita di come si vive in una città.
Con tutti questi limiti, leggere che a Bologna si vive relativamente meglio che altrove mi ha fatto molto piacere perché corrisponde a un mio personale sentimento. Ho infatti scelto di continuare ad abitare a Bologna proprio perché qui mi trovo bene, perché la considero una giusta misura fra il grande e il piccolo e fra il passato e il presente. Sono tuttavia particolarmente felice di questo giudizio perché da qualche anno mi trovo tra persone che, pur vivendo in una condizione relativamente migliore di altri, provano estremo diletto nel lamentarsi. Cioè si lamentano sempre. L’insoddisfazione è indubbiamente un aspetto non trascurabile dell’umana grandezza ma non ho mai ritenuto che essa sia di per se stessa utile a migliorare la condizione umana. Leggendo che arbitri estranei ed imparziali (ancorché fallibili come tutti gli arbitri) dicono che a Bologna si vive bene, incoraggerà i miei concittadini a pensare che vi è ancora un futuro e a fare di tutto per migliorarlo.
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Vi è tuttavia un altro dato che mi ha colpito ed è che siamo risultati primi in modo abbastanza particolare: siamo infatti al vertice della classifica generale ma non siamo primi in nessuno dei grandi capitoli che la compongono. Come quei corridori che vincono il giro d’Italia ma non arrivano primi in nessuna tappa. Questi sono certo i corridori migliori ma non esaltano i propri tifosi, che spesso preferiscono le vittorie effimere ma ben visibili al primato nel traguardo finale.
Eppure questa mi sembra una caratteristica che esprime bene Bologna, in cui la quotidianità prevale sul sensazionale. In cui se si fanno cose esemplari è meglio fare finta di niente perché non si sa mai come verranno interpretate. Una città nella quale vincere il giro senza vincerne nessuna tappa è il migliore risultato possibile.
Debbo invece ammettere che sarei più contento se arrivassimo primi arricchiti da qualche impresa sensazionale. Forse però, in questo modo, Bologna non sarebbe più Bologna: una città in cui si sta bene purchè nessuno esageri. Purché nessuno, come si dice da queste parti, pensi di essere un fenomeno. Sarebbe tuttavia ancora più bello se l’anno prossimo vincessimo non solo il giro ma anche qualche tappa dolomitica.