Esecutivo debole, fa gli interessi delle lobby e non sa difendere le donne e i giovani
L’ex premier «Esecutivo debole, prevalgono gli interessi delle lobby» Prodi e il rimpianto dell’Ulivo «Gli eredi non fanno che litigare»
Articolo di M. Gu. sul Corriere della Sera del 3 maggio 2011
ROMA — Il padre nobile del Pd guarda ai suoi «figli» da lontano ed è chiaro che quel che vede non gli piace. Un partito diviso, frenato nella sua corsa dall’eterna lotta al vertice.
Il fondatore parla da Bologna, gli chiedono un giudizio sugli «eredi» dell’Ulivo, la sua amatissima creatura politica, e l’ex premier risponde sconsolato: «Quando uno è morto gli eredi non fanno che litigare. E più grosso è il patrimonio che lascia, più litigano…». Parole dense di rammarico per un partito sognato come una rivoluzione virtuosa, che ancora tarda a compiersi.
«Il problema è tornare ad avere visioni di lungo periodo, avere un riformismo su temi concreti, a cominciare dal lavoro e dall’immigrazione — è la riflessione di Prodi —. Invece nella politica di oggi è tutto concentrato su problemi più stretti, ma che non coinvolgono l’ansia di tutte le famiglie».
Il monito arriva alla fine di una giornata che ha visto i democratici ancora alle prese con i postumi dell’intervista di Walter Veltroni, che dalle colonne del Foglio ha lanciato Renzi, Zingaretti e Chiamparino e chiesto una «verifica» sulla linea di Pier Luigi Bersani.
«Adesso è il momento di vincere queste elezioni amministrative», è il gelido non—commento di Dario Franceschini sulle proposte di Veltroni, che ai piani alti del Pd, per usare le parole della Velina rossa di Pasquale Laurito, sono state accolte come «una pugnalata alle spalle» del segretario in carica.
Ma Walter Verini, il deputato più vicino a Veltroni, assicura che quello dell’ex leader è «un contributo al confronto» e che il Pd «è unito nell’azione politica, come mai è avvenuto fin dalla sua fondazione».
Prodi si tiene alla larga dalle polemiche di giornata e vola alto, ragiona sulla debolezza della democrazia italiana, parla di federalismo, di Lega e anche di politica estera.
Intervistato dal vicedirettore del Messaggero Alessandro Barbano — che alla facoltà di Scienze politiche ha presentato il suo libro Dove andremo a finire — il professore vede un governo «debole» che non sa difendere le donne e i giovani e lascia prevalere gli interessi delle lobby. «Quello che manca — afferma riguardo alle polemiche su Primo Maggio e grande distribuzione — è l’arbitrato forte del governo. Succede dappertutto, non crediamo che l’Italia sia anomala. Da noi è semplicemente più debole il potere del governo e quindi gli interessi di categoria sono più forti».
Per Bossi e compagni la soluzione di tutti i problemi è il federalismo, ma Prodi non è d’accordo: «Fino a due anni fa il federalismo fiscale era una torta che tutti volevano mangiare, oggi ci siamo accorti che i problemi sono più grossi delle soluzioni». E del Carroccio, cosa pensa l’ex capo del governo? «La stessa Lega dal punto di vista del vocabolario non ha cambiato nulla, dal punto di vista dei contenuti invece sta cambiando tutto…».