Con la globalizzazione o si impara a stare insieme o si scompare
Campus, inaugurato con una Lectio Magistralis di Romano Prodi il “Punto Europa”
Oltre 600 persone, fra cittadini forlivesi e studenti universitari hanno partecipato all’inaugurazione del Centro di Eccellenza Jean Monnet “Punto Europa” martedì al nuovo Teaching Hub del Campus di Forlì. Nei saluti iniziali da parte dei professori Felix San Vicente, Coordinatore del Campus di Forlì, e Stefano Bianchini, responsabile locale del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, del Sindaco di Forlì, Davide Drei, e di Carla Salvaterra, Prorettore per le Relazioni Internazionali dell’Università di Bologna, tutti hanno sottolineato l’importante riconoscimento che il Punto Europa di Forlì ha ottenuto dalla Commissione europea, come Centro di Eccellenza Jean Monnet.
Successivamente il professor Paolo Zurla, vicepresidente della Scuola di Scienze Politiche, ha passato la parola alla professoressa Giuliana Laschi, Presidente del Comitato Scientifico del Punto Europa, che ha presentato il Centro di Eccellenza e le sue attività passate e future. La professoressa Laschi, oltre ad illustrare le attività previste nei prossimi tre anni, ha sottolineato come negli ultimi 8 anni il Punto Europa abbia coordinato 5 cattedre e 2 moduli Jean Monnet, portato avanti progetti grazie ai quali sono state svolte attività nelle scuole di ogni ordine e grado che hanno coinvolto 12.500 studenti e 630 professori, nonché 131 studenti universitari che sono andati nelle scuole come formatori, abbia organizzato 6 convegni internazionali e curato la pubblicazione di 3 volumi scientifici. Inoltre sempre negli ultimi 8 anni sono stati organizzati ben 137 eventi a Forlì rivolti alla cittadinanza.
Infine le celebrazioni si sono concluse con la lectio magistralis di Romano Prodi, presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004 e per due volte presidente del Consiglio italiano. La conferenza si è svolta in un clima di grande partecipazione ed interesse da parte della platea, rimasta attenta ad ascoltare il professore, le sue opinioni sui problemi dell’Unione, i suoi aneddoti e racconti. Prodi ha puntato i riflettori sul fatto che nel passato sono state realizzate cose straordinarie, il problema secondo l’ex premier è che tutti questi obiettivi raggiunti non emozionano più, non sono più sentiti importanti. La conquista della pace, ovvero, il fatto più rilevante dell’integrazione europea, viene ritenuta ormai come un fatto garantito; sono già tre generazioni che c’è. “
Ma questa condizione l’ha garantita l’Europa”, ha detto, citando inoltre l’ex cancelliere Kohl che non più tardi di dieci anni fa gli diceva: «Ho voluto l’euro perché voglio una Germania europea e non un’Europa germanica, ma ancor di più perché non posso dimenticare i miei familiari morti in guerra». Prodi ha provato a tracciare una strada per uscire dal pantano attuale: “La confusione è globale e pericolosa” – ha chiarito il Professore nella sua lectio magistralis, citando quello che sta succedendo in Ucraina, in Libia, in Medioriente: una catena di problemi. In queste grandi trasformazioni l’Europa è più passiva che attiva. Il punto di partenza dovrebbe essere che il Vecchio Continente è tuttora una grande economia, numero uno della produzione del Pil, nella produzione industriale, nelle esportazioni; eppure di fronte a questi grandi mutamenti politici l’Europa non fa sentire la sua voce.
Parlando del clima generale di sfiducia nei confronti dell’Unione Europea, Prodi si è soffermato sulle responsabilità della classe politica europea, sostenendo come lo scontento sia chiaramente figlio della crisi economica e della mancata reazione europea alla crisi. Il Professore ha sottolineato come la crisi in cui siamo sia stata generata dagli Stati Uniti, che tuttavia sono riusciti a uscirne da tempo, perché sono ricorsi ai rimedi normali e logici che si assumono nei periodi di crisi: hanno iniettato strumenti di acquisto nell’economia, l’hanno rilanciata, facendo una politica di sostegno ai consumi e agli investimenti. Nell’Europa travolta dalla paura del populismo, i governanti europei invece sono andati in ordine sparso, con la Germania capofila della politica di freno e di rigore. Non c’è stata troppa Europa, ma troppo poca.
A tal proposito, Prodi non ha nascosto la preoccupazione che gli equilibri europei si stiano turbando. “Non ho nulla di anti-tedesco, anzi ammiro e ho studiato per metà della mia vita il sistema tedesco, ma il problema degli equilibri nell’Europa è un problema su cui dobbiamo essere tutti molto attenti, proprio perché l’Europa è un’unione di minoranze”, sottolineando come la grandezza dell’Europa risieda nella capacità di riuscire a superare proprio il problema delle minoranze. Alla ricerca di un possibile rimedio, Prodi ha affermato come la soluzione non sia tornare indietro, ma andare avanti, non essendo possibile evitare la globalizzazione, che non dipende dall’Europa, ma dal mondo e dalle nuove tecnologie.
“La globalizzazione va avanti e nella globalizzazione o si è insieme o si scompare”, ha sostenuto il professore, portando l’esempio degli stati italiani nel Rinascimento: da leader indiscussi in tutti i campi a grandi assenti per secoli dalla carta geografica dopo la prima globalizzazione – la scoperta dell’America – proprio a causa della mancanza delle dimensioni per competere. Secondo l’ex presidente della Commissione europea, oggi i Paesi europei sono nelle stesse condizioni. Per quanto ogni tanto sembra che i tedeschi pensino di poter competere nel mondo da soli o insieme a un piccolo nucleo di Paesi vicini, Prodi ha sostenuto con forza come di fronte alla Cina, agli Stati Uniti, al Brasile e all’India il futuro non possa essere un futuro solitario, ciascuno per sé, ma quello di un’Europa unita.“