Prodi in cattedra “Fidiamoci della Cina”

China Europe International Business School

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Intervista a Romano Prodi  su Il

Giorno – Il Carlino – La Nazione del 3 novembre 2009

di Naccari Matteo
Prodi in cattedra «Fidiamoci della Cina» L’ex premier insegnerà agli studenti di Shanghai
RICETTA L’italia è frenata da vecchi pregiudizi culturali. L’importante è avere strutture che favoriscano gli interscambi. Romano Prodi sale in cattedra in Cina. L’ex premier dal prossimo marzo insegnerà agli studenti della China Europe international business school (Ceibs) di Shanghai, prima business school della Tigre asiatica e ottava nel mondo, secondo il Financial Times. Realtà che ha nel consiglio d’amministrazione un italiano, il bolognese Alberto Forchielli del fondo di private equity Mandarin.

Professore, che significa essere chiamato in Cina?

«Per me è di grande interesse dividere il tempo dedicato all’insegnamento tra Stati Uniti e Cina, due punti di riferimento importanti. La Ceibs, poi, è il legame intellettuale tra l’Europa e appunto la Cina».

Come sono gli studenti cinesi?

«Vedremo. Intanto ne ho incontrati molti in America, all’ ateneo Brown di Providence, dove di recente ho tenuto quindici giorni di lezioni».

Caratteristica?

«Sono eccezionali, analitici e curiosi. Finita la lezione arrivano con fogli di domande, chiedono consigli e poi ringraziano sempre via mail».

Il presidente della Ceibs, Pedro Nueno, scrive che l’ha scelta anche perché è un commentatore abituale alla televisione cinese Cctv2, l’equivalente della Rai.

«Si parla di economia, di affari. Quando non sono a Pechino i collegamenti vengono fatti dall’Italia o da Francoforte e Londra».

Nel 1985 sul Carlino scrisse un articolo sull’Oriente: «Sarà l’Asia la nuova America».

«Lo ricordo bene, qualcuno mi disse che ero matto, un filocinese. Ci sono stati segnali così forti e importanti che non si potevano non percepire. Mi fa piacere averli visti».

Perché c’è così poca Italia in Cina? Altre economie europee sono più presenti.

«Due i motivi. C’è un ritardo culturale, alimentato da pregiudizi politici, che i cinesi ricordano ancora. E poi la dimensione delle nostre imprese».

Troppo piccole?

«Sì. Un esempio. Ero in missione come presidente della Commissione europea e si tenne un incontro bilaterale tra Francia e Cina. Il presidente Chirac aveva con sé circa venti imprenditori francesi, tutti grandi, e firmò accordi per svariati miliardi di euro. Quando tornai io con gli italiani ne avevo addirittura 580, piccoli e medi».

Gli italiani hanno troppa paura dei cinesi?

«Importante è avere un rapporto fiduciario. Se in Cina si fidano, si possono mettere sul tavolo tutti i discorsi, dai diritti alla concorrenza’>.

E il terreno è fertile per il processo inverso?

«Se guardo a Bologna, i cinesi hanno investito più qui che i bolognesi in Cina (di recente il fondo Mandarin è entrato in Ima, colosso delle macchine automatiche ndr). In Italia ricordo l’acquisto della Cifa, che produce macchine per l’edilizia. Il problema è avere istituzioni finanziarie che aiutino a fare il cammino nei due sensi. E strutture operative in grado di accogliere capitali cinesi’>.

DUE VOLTE PREMIER, ORA SI OCCUPA DI AFRICA BOLOGNA DOCENTE di economia e politica industriale all’Università di Bologna, Romano Prodi ha 70 anni ed è stato per due volte premier. Fondatore e leader dell’Ulivo, è stato il primo presidente del Partito democratico. Dopo le dimissioni da premier (il 7 magio 2008) ha abbandonato a politica. Presiede il gruppo di lavoro Onu-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
novembre 3, 2009
Interviste