Agenda immigrazione UE: un fatto positivo, ma di concreto non c’è ancora nulla
Prodi: carta Ue per accoglienza è ancora niente di concreto
Bologna, 16 mag. (askanews) – E’ stato giudicato come un “grande fatto positivo”, ma “di concreto non c’è ancora nulla” dell’agenda approvata dalla Commissione europea per affrontare l’emergenza immigrazione, alla luce dell’aumento di flussi e delle ultime tragedie nel Mar Mediterraneo. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, nel suo intervento a un convegno promosso da Il Regno e il Gruppo Abele.
Quello raggiunto tre giorni fa “è stato giustamente giudicato come un fatto positivo in avanti – ha spiegato Prodi -. Ma ancora di concreto non c’è niente“. Infatti “tre Stati” avanzeranno il “diritto di opt-out“, poi “gli Stati orientali sono contro” e “altri Stati scalpitano per le tariffe”.
L’Europa, secondo il Professore, “sia di fronte ai fatti del Nord” con i disordini in Ucraina “sia di fronte ai fatti del Sud è divisa. Non è più quella che era dieci anni fa. E’ cambiata”.
Verso Firenze 2015: Prodi, “Lavoro, disuguaglianze e migrazioni” sono le sfide
(SIR) “Lavoro, disuguaglianze, migrazioni”. Sono queste le tre sfide principali che deve affrontare il mondo. Ne ha parlato oggi Romano Prodi, che al convegno romano in preparazione al Convegno di Firenze ha tracciato un quadro geopolitico mondiale partendo dalla constatazione che “viviamo in un mondo in cui i cambiamenti non sono mai stati così profondi e così rapidi”.
“Si sta creando un’economia dei media da cui noi siamo totalmente fuori”, ha detto l’economista a proposito della leadership americana. “La politica del futuro è ancora del Pacifico”, ha affermato a proposito del ruolo preponderante della Cina, che con il suo 7% di crescita è la prima economia mondiale.
“L’Europa è divisa, non è quella di dieci anni fa”, l’analisi del relatore sul nostro Continente, in cui, come nel resto del mondo, “il grande problema del futuro è creare posti di lavoro”.
A proposito dei due grandi flussi migratori che interessano l’Europa, quello dall’Oriente e quello dall’Africa, se il primo è al momento imponderabile a causa del perdurante scenario di guerra, per il secondo ci vorrebbero “investimenti più forti, in modo che i flussi vengano gestiti“.
16/05/2015 –